Comunicato Stampa
A Napoli il 19 marzo a confronto tecnici ed esperti sul tema Sapere quale acqua beviamo: “In Italia controlli periodici e severi ma si trascura l’importanza di bere come difesa della salute”
Acqua del rubinetto o minerale in bottiglia: come scegliere quella giusta?
Incontro pubblico con “Donne che Sanno” per sfatare falsi miti e fake news
Al Maschio Angioino il 3° appuntamento dell’iniziativa su prevenzione e stili di vita promossa da “Fondo Mario e Paola Condorelli” e L’Altra Napoli con il patrocinio di Regione e Comune
Napoli, 12 marzo 2018 – Acqua come base della vita. Berla nella quantità adeguata vuol dire permettere alle cellule e a tutti i loro preziosi meccanismi di funzionare, mantenere un peso corporeo adeguato, una pressione del sangue il più possibile corretta. Il bisogno giornaliero di liquidi si aggira sui due litri e mezzo, di cui almeno uno e mezzo deve essere acqua. Il resto può derivare da altre bevande e dal cibo, frutta e verdura (costituiti anche per il 90% da acqua) in particolare. Ma gli italiani bevono poco e difficilmente raggiungono 1.5 litri di acqua al giorno. Anzi un 5% non beve proprio acqua. Quel litro e mezzo di acqua se va bene la beve il 30% degli Italiani, in particolare donne. Quindi, il primo messaggio che ogni medico dovrebbe trasmettere ai propri assistiti, sani o malati che siano, è sempre di bere adeguate quantità di acqua.
E proprio il tema dell’acqua sarà al centro del terzo incontro pubblico di “Donne che Sanno”, il ciclo di sei eventi su salute, prevenzione e stili di vita promosso da “Fondo Mario e Paola Condorelli” e da L’Altra Napoli. L’appuntamento con “Sapere quale acqua beviamo – Come riconoscere e scegliere tra acque minerali, potabili e capire eventuali rischi di residui?” è per il 19 marzo alle ore 16 presso la Società Napoletana Storia Patria (Maschio Angioino, via Vittorio Emanuele III – 3° piano; ingresso gratuito).
È meglio quella del rubinetto o in bottiglia? E la frizzante fa male? Qual è la durezza giusta da bere? Perché le acque minerali non sono tutte uguali? Per quale motivo è importante saper leggere le etichette? Bere acqua fa davvero bene alla nostra salute? Quali le minerali indicate nelle gravidanza e quali quelle più adatte per bambini e diabetici? La presenza sul mercato italiano di prodotti da fonti sempre più nuove assicura controlli certi e accurati sulla loro qualità e purezza? A livello regionale con quali strumenti e periodicità l’Arpac controlla la qualità delle acque minerali e, insieme, l’efficienza del sistema degli acquedotti? C’è un rischio inquinamento delle falde acquifere nell’agricoltura e negli allevamenti? Un pool di esperti chiarirà ogni dubbio. Tra i quali: Marinella Vito, Direttore Arpac Campania; Vincenzo Belgiorno, professore ordinario del Dipartimento di Ingegneria civile Università degli Studi di Salerno; Giuseppe Dadà, Direttore Qualità Ferrarelle Spa; Andrea Fabbri, Coordinatore scientifico Fondazione Acqua, Direttore Uoc Endocrinologia dell’Ospedale CTO Alesini, Dipartimento Medicina dei Sistemi dell’Università di Roma Tor Vergata; Ettore Fortuna, Vice Presidente Mineracqua; Luca Lucentini, direttore Dipartimento Reparto di Igiene delle Acque Interne, Istituto Superiore Sanità. Modererà i lavori Maria Triassi, Direttrice Dipartimento di Sanità Pubblica, Università Federico II di Napoli. Quindi le domande del pubblico e le conclusioni affidate a Celeste Condorelli e al giornalista scientifico Mario Pappagallo.
“Consumiamo tantissima acqua minerale – afferma Celeste Condorelli – , come nessun altro Paese in Europa e al mondo, se non alle spalle del Messico. Secondo il Censis due famiglie su tre (il 61,8 per cento) acquistano acqua minerale, con un consumo medio a persona pari a 192 litri all’anno. Eppure, secondo recenti sondaggi, della bevanda più diffusa sulle tavole nostrane, il consumatore medio sa poco. O crede di saperne fin troppo, quando in realtà confida spesso in informazioni errate, dal retaggio di false credenze popolari e delle tante bufale che girano in rete. Per questi motivi con “Donne che Sanno” abbiamo chiesto a un gruppo di esperti di fare chiarezza, scoprendo che i dubbi sono davvero tanti, anche su banalità che normalmente diamo per scontate proprio perché semplici come bere un bicchiere d’acqua”.
Il progetto “Donne che Sanno” prevede un appuntamento al mese (il ciclo di incontri si chiude il 4 giugno), con eventi che coinvolgeranno il territorio e le collettività, per favorire adeguate scelte di benessere, e si avvale del patrocinio di: Regione Campania, Comune di Napoli, Società Napoletana Storia Patria, Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, Ipasvi, Ordine dei Medici, Federazione italiana medici pediatri di Napoli, Valore D, Federconsumatori, Lilt, con il contributo di UniCredit, Fondazione Grimaldi Onlus, Ferrarelle e Banco BPM. Per info: www.donnechesanno.it; www.fondomarioepaolacondorelli.it.
Video sintesi evento 19 marzo 2018
Video Intervento Celeste Condorelli
Video Intervento Vincenzo Belgiorno
Video Intervento Marinella Vito
Video Intervento Luca Lucentini
Video Intervento Giuseppe Dada
Video Intervento Ettore Fortuna
Il dibattito
Elenco completo rassegna
Corriere del Mezzogiorno – L’agenda
La Repubblica – L’agenda
Il Mattino – Acqua: rischi e benefici. Via al confronto con gli esperti
Intervista alla Dott.ssa Celeste Condorelli su Radio Antenna Uno
Quale acqua beviamo?
Cosa sappiamo su quale acqua beviamo – minerale, potabile e quella utilizzata per la preparazione delle bevande?
Quali sono le differenze sull’origine, sulle proprietà, sulla composizione chimica? I cittadini come scelgono quale acqua è preferibile bere?
L’Italia è sesta al mondo per disponibilità di acqua (secondo il Food Sustainability Index-FSI) ma ne consuma una quantità molto ingente: 6.115 litri pro capite in media al giorno, superiore del 25% rispetto alla media europea e del 66% rispetto a quella mondiale. E sono soprattutto le produzioni agroalimentari (51.08 su 100 il punteggio attribuito dall’Index) a sfruttarne di più.
All’incirca il 27% del totale di acqua in Italia si perde tra il prelievo e l’effettiva erogazione, senza particolari distinzioni lungo tutto lo Stivale (passando dal 23% del Nord al 30% del Sud e delle Isole) e pone, purtroppo, l’Italia nelle posizioni di vertice nella classifica degli spreconi tra i Paesi europei. La maggior parte dell’impronta idrica degli italiani “proviene però da altri Paesi, attraverso l’importazione di prodotti alimentari molto esigenti dal punto di vista idrico (ad esempio, prodotti di origine animale)”.
E importante quindi “migliorare l’efficienza della gestione delle risorse idriche e lavorare sulla nostra domanda di acqua, attraverso un consumo di cibo più sostenibile. Le nostre scelte alimentari potrebbero abbassare, fino a 2000 litri pro capite, il nostro impatto idrico quotidiano”. Il primo passo è “adottare la Dieta Mediterranea, privilegiare prodotti di stagione e seguire una dieta variegata e bilanciata”.
In sintonia con le attuali politiche europee che puntano sulla gestione integrata, sulla prevenzione, sull’informazione e sulla partecipazione pubblica al processo decisionale, è importante coinvolgere i cittadini per promuovere interventi di miglioramento ambientale ed esercitare conseguentemente azioni significative sulla salute, sull’economia e sullo sviluppo. Cercheremo quindi di approfondire quali sono le risorse idriche per la produzione sia pubblica sia privata ed i fattori di rischio: Arsenico, Piombo, Amianto, Uranio, Cromo VI, ecc.
ACQUE MINERALI: L’ITALIA LEADER NEL CONSUMO
Consumiamo tantissima acqua minerale, come nessun altro Paese in Europa e al mondo, secondi solo al Messico. Due famiglie su tre (il 61,8 per cento) acquistano acqua minerale, con un consumo medio a persona pari a 192 litri all’anno (circa il doppio rispetto a trenta anni fa) e spendendo ciascuna 234 euro (fonte: Censis):
- 29 litri in più dei tedeschi (il 16,4% in più)
- 84 litri in più dei francesi (+68,9%)
- 85 litri in più degli spagnoli (+70,3%)
- 173 litri in più rispetto al Regno Unito (+524,4%).
La media nazionale è doppia rispetto a quella europea, nel 2009 sono stati imbottigliati 12,4 miliardi di litri, di cui solo l’8% destinato al mercato estero. Dal 1980 ad oggi nel nostro Paese i consumi sono aumentati di 5 volte e con loro anche la produzione di acqua imbottigliata. Ad oggi sono 49 milioni gli italiani che bevono acqua minerale: 8 milioni in più rispetto a venti anni fa.
ACQUA MINERALE, PRODOTTO PER TUTTE LE ETA’
L’acqua in bottiglia è per tutte le età, ma piace soprattutto ai giovani. Secondo il Censis non sono mai inferiori all’86% le quote di consumatori nelle diverse fasce d’età, ma le percentuali più alte si registrano tra i 18-34enni (il 92,6%), tra i minori (il 91,1%) e tra i baby boomer (il 90,9%).
AD OGNUNO LA SUA ACQUA MINERALE
Secondo l’ultima ricerca su “Il valore del consumo di acque minerali” condotta dal Censis, il 65,8% dei consumatori di acqua minerale ne ha una preferita. Di questi, il 24,7% ha una marca specifica a cui è fedele nel tempo, il 41,1% preferisce una marca anche se ogni tanto la cambia, mentre il 34,2% non ne ha una preferita e gli basta berne una che sia comunque riconosciuta come minerale.
CI FIDIAMO DELL’ACQUA CHE SGORGA DAL RUBINETTO?
Sembrerebbe di no. Secondo l’Istat nel 2016, 3 famiglie su 10 hanno dichiarato di non fidarsi di bere acqua attinta direttamente dal rubinetto. Infatti, abbiamo speso 441 euro nel 2015 per l’acquisto di bevande, in particolare, per l’acquisto di acqua minerale la spesa per famiglia è risultata pari a 10,27 euro, in crescita del 3,7% rispetto all’anno precedente.
COME SCEGLIERE L’ACQUA: RUBINETTO O MINERALE IN BOTTIGLIA?
L’acqua è l’alimento più importante della nostra alimentazione: che sia liscia o gassata, del rubinetto o in bottiglia, non può mai mancare sulla nostra tavola e anzi bisogna berne il più possibile per sentirsi in forma e in salute.
L’acqua è tutta uguale o no? Domanda lecita in un Paese dove il consumo di acque minerali in bottiglia è elevatissimo. La scelta è ampia:
- acque calciche,
- fluorurate,
- iposodiche,
- oligominerali con un residuo fisso basso.
Eppure, secondo recenti sondaggi, della bevanda più diffusa sulle tavole nostrane, il consumatore medio sa poco. Secondo gli esperti del Centro di Ricerca per gli alimenti e la Nutrizione del CREA l’acqua “del rubinetto” è buona e molto controllata. Le minerali sono tante e se non ci sono particolari condizioni, per le quali il medico ne consigli alcune, si può scegliere in base al gusto. L’acqua gassata va bene, solo se c’è troppo gas può creare fastidi a chi ha problemi gastrici o intestinali.
Come bere senza danneggiare la nostra salute
A CIASCUNA ETA’ LA SUA AQUA MINERALE: COME SCEGLIERE PER BAMBINI E ANZIANI
Sono a disposizione dei consumatori diversi tipi di acque minerali. Importante è non usarle indiscriminatamente, senza aver consultato le etichette con le indicazioni terapeutiche. Ecco un elenco analitico, che aiuta a capire e scegliere
- Acque bicarbonate. Sono quelle il cui contenuto di bicarbonato supera i 600 milligrammi per litro. Sono perfette per coloro che soffrono di acidità gastrica, cioè troppo acido prodotto nello stomaco, e di alcune malattie renali collegate al metabolismo dell’acido urico.
- Acque solfate. Hanno un contenuto di solfati superiore a 200 milligrammi per litro. Sono lievemente lassative e sono indicate anche in caso di insufficienze digestive
- Acque clorurate. Hanno un’azione riequilibratrice dell’intestino, delle vie biliari e del fegato. Anche queste acque svolgono funzione purgativa.
- Acque calciche. Agiscono a livello dello stomaco e del fegato. Considerato che l’apporto di calcio è superiore a 150 milligrammi per litro, il loro regolare consumo è indicato durante la crescita, in gravidanza o in menopausa, oppure per arricchire la dieta delle persone anziane, contribuendo a prevenire l’osteoporosi e l’ipertensione. Sono indicate anche a chi non tollera il latte. C’è un luogo comune da smentire: non c’è correlazione tra l’assunzione di acqua ricca di calcio e la maggiore incidenza di calcoli renali.
- Acque magnesiache. Aiutano la digestione perché il solfato di magnesio fa fluire meglio la bile nella contrazione della colecisti.
- Acque fluorate. Sono utili per rinforzare la struttura dei denti e per prevenire la carie dentaria. Possono essere un valido aiuto contro l’osteoporosi.
- Acque ferruginose. Sono indicate in caso di anemia da carenza di ferro. Utili quindi nei soggetti a fabbisogno elevato di ferro: lattanti, adolescenti, donne in gravidanza e chi non mangia carne. Ideale per vegetariani e vegani.
- Acque acidule. Le acqua acidule, come l’effervescente naturale, sono adatte a chi soffre di problemi gastrici.
- Acque sodiche. Influenzano positivamente l’eccitabilità neuromuscolare. Sono indicate a chi pratica intensa attività fisica per reintegrare i sali persi con la sudorazione, ma da evitare nelle diete iposodiche, come quelle per la pressione del sangue alta.
- Acque povere di sodio. Sono consigliate a persone che devono seguire una dieta povera di sale o combattere la pressione alta. C’è anche un altro tipo di classificazione delle acque minerali, così come previsto dalla legge italiana: si basa sulla quantità di sali disciolti in un litro di acqua, definita tecnicamente come residuo fisso.
- Acqua minimamente mineralizzata. È la più leggera, con un residuo fisso che non superi i 50 milligrammi per litro. Ha il minor quantitativo di sali disciolti in assoluto. Leggera, però, non è una qualità. È solo una caratteristica. E non vuol dire dietetica. L’acqua ha sempre zero calorie. Questa acqua è adatta a chi soffre di calcoli renali, è utile per eliminare le scorie, anche se recenti scoperte hanno dimostrato che anche un’acqua dura, cioè ricca di calcio e bicarbonato, può aiutare a prevenire la formazione di calcoli.
- Acqua oligominerale, o leggermente mineralizzata. Da un residuo fisso inferiore a 500 milligrammi per litro. Quando favorisce la diuresi e la diminuzione del sale (sodio) in eccesso, che è il responsabile dell’aumento della pressione e dell’affaticamento cardiaco, è indicata per chi soffre di pressione alta (ipertensione).
- Acqua medio minerale. È quella il cui residuo fisso varia tra 500 e 1.000 milligrammi per litro.
- Acqua particolarmente ricca di sali. Ha un residuo fisso superiore a 1.000 milligrammi per litro. In generale stimola la digestione. Indicata anche per i lattanti, può essere usata per preparare il latte in polvere.
QUALE ACQUA BERE IN BASE ALL’ETA’ O ALLO STATO
Ecco quali sono le acque minerali consigliate per fasce d’età.
Bambino: acqua medio minerale, ricca di calcio, magnesio e fluoro.
Adolescente: acqua medio minerale bicarbonato calcica e magnesiaca.
Adulto: acqua oligominerale e medio minerale in funzione dei momenti e degli stili di vita.
Donna incinta: acqua calcica.
Donna in menopausa: acqua calcica.
Anziano: l’importante è bere, soprattutto un’acqua calcica e solfato magnesiaca.
AD OGNI STAGIONE LA SUA ACQUA
Molta gente si affeziona al gusto di un’acqua. Legarsi a una bottiglia è però un’abitudine sbagliata. È utile cambiare spesso, perché ogni minerale è caratterizzata da un diverso contenuto di sali e variando la scelta si riesce meglio a soddisfare il bisogno dell’organismo. Almeno cambiare in base al clima.
Con il caldo. Consigliabile un’acqua in grado di contrastare la perdita di sali dovuta alla sudorazione.
Con il freddo. Durante i mesi freddi, in cui è più facile bere meno, meglio optare per un’acqua più leggera, meno ricca, per mantenere l’azione depurativa dalle scorie azotate.
Intervista alla Prof.ssa Maria Triassi, Professore Ordinario Igiene Università Federico II di NapoliDirettore – Dipartimento Di Sanità Pubblica
Negli spot pubblicitari si parla di acque minerali con poco sodio. L’acqua minerale alza la pressione?
“La normativa prevede che un’acqua minerale contenente meno di 20 mg per litro possa vantare in etichetta e nella comunicazione pubblicitaria “indicata per le diete povere di sodio”. Tale appellazione ha valore per le persone che soffrono di ipertensione e sono sotto stretto regime iposodico. A parte per questo limitato gruppo di persone nelle acque minerali sia oligominerali che medio minerali, cioè la stragrande maggioranza delle acque minerali in commercio con un contenuto di sodio al di sotto di 100 mg per litro non ci sono variazioni fisiologiche nella loro assunzione. Pertanto non si può affermare che tali acque minerali possano far alzare la pressione arteriosa”.
Differenze tra l’acqua minerale e l’acqua microfiltrata?
“La differenza è normativa e sostanziale. La prima ha una legislazione specifica che recita nei primi articoli la differenza dalle ordinarie acque da bere; la seconda rientra nella categoria delle acque potabili. L’acqua minerale è caratterizzata da una purezza all’origine che deve essere mantenuta sino al consumo in bottiglia, per questo sono vietati trattamenti di bonifica, disinfezione, modificazione della sua composizione; ciò si traduce in pratica nell’assenza nell’acqua di contaminanti chimici e batterici derivanti dalle attività antropiche, assicurata dalla sua origine profonda e naturalmente protetta. Le acque potabili derivano da fonti di approvvigionamento diverse, talvolta inquinate, che grazie a rigorosi trattamenti diventano sicure al consumo, cioè con un indice di contaminazione a livelli di sicurezza per la salute. Ora la microfiltrazione, avrebbe il solo scopo di migliorare eventuali aspetti organolettici, ma spesso per gestione e manutenzione dell’impianto, producono acque al consumo di qualità peggiore di quella erogata dal rubinetto. A tal proposito ci sono diversi articoli su riviste consumeristiche che hanno fatto analizzare le acque microfiltrate, giungendo a questa conclusione”.
Quali le acque minerali indicate nella gravidanza?
“Per lo stato particolare che queste donno vivono, la loro dieta deve tenere conto dell’aumento del fabbisogno di acqua per lei e per il feto. Inoltre il fabbisogno di calcio è incrementato a 1200 g die come recitano i LARN. Pertanto è consigliabile bere continuativamente durante la giornata, meglio un’acqua mediominerale di tipo bicarbonato-calcico che possiede anche una discreta alcalinità adatta anche ai disturbi di digestione tipici degli ultimi mesi di gravidanza”.
E quali quelle più adatte per bambini e diabetici?
“Per i bambini, a partire da dopo l’allattamento, periodi in cui possono essere utilizzate acque minimamente mineralizzate per sciogliere il latte in polvere, sono indicate acque mediominerali con prevalenza calcica, adatte per la crescita sana dei denti e delle ossa. Ricordiamo che l’acqua minerale può validamente sostituire i consumi di bevande gassate e zuccherati molti gradite, ma ahimè con un intake calorico non necessario. Per i diabetici, non ritengo ci siano sostanziali elementi di differenza per sceglier un acqua minerale. È importante che questi soggetti bevano molto, magari evitando acque ricche di sodio, con un contenuto maggiore di 150 mg al litro di questo elemento”.
È vero che l’acqua minerale non si può conservare a lungo in frigorifero?
“L’acqua minerale possiede una purezza originaria e non contiene stabilizzatori della flora batterica, quali disinfettanti. Pertanto una volta aperta la bottiglia per il consumo è abitudine consumarla entro 2-3 giorni, anche se conservata in frigorifero. Questo tempo si riduce se il consumo è stato fatto con una bevuta alla bocca. Se il contenitore è sigillato, sia in frigorifero, che a temperatura ambiente, comunque in condizioni idonee per conservare un alimento, può essere conservato fino alla data TMC indicata dal produttore”.
Intervista a Giuseppe Dadà – Direttore Qualità Ferrarella Spa
Sappiamo che alla produzione le acque minerali sono accuratamente controllate, ma esiste un’educazione alla conservazione prima del consumo, da parte degli operatori del mercato?
“L’acqua minerale imbottigliata deve essere considerata a tutti gli effetti un alimento e, seppur priva di sostanze degradabili, fermentescibili e ossidabili rispetto ad altri alimenti liquidi, deve essere oggetto delle usuali attenzioni di conservazione e di tutela igienico-sanitaria applicate a tutti i prodotti alimentari.
L’acqua minerale possiede una purezza originaria che significa assenza di contaminanti chimici e batterici di natura antropica, ragione per la quale è vietato sottoporla a trattamenti di disinfezione e modificazione della sua composizione caratteristica, utilizzati invece per la produzione di acque potabili, e deve essere imbottigliata in modo ineccepibile per conservare questa purezza anche in bottiglia.
È pertanto compito del produttore, attraverso macchinari sicuri e sofisticati e personale altamente specializzato, imbottigliare l’acqua nella sua purezza originaria. Le operazioni di adduzione e di imbottigliamento sono completamente automatizzate, senza alcuna interazione con l’uomo o l’ambiente esterno, al fine di garantire l’integrità del prodotto e la costanza delle sue caratteristiche chimico-fisiche.
Su tutta la filiera di produzione il sistema qualità di Ferrarelle SpA prevede inoltre 615 controlli analitici giornalieri, dalla sorgente alla bottiglia. Una volta tappata e riempita la bottiglia, sia in vetro che in PET, il prodotto è sicuro e non necessita di condizioni di stoccaggio straordinario, deve semplicemente essere conservato, come riportato in etichetta e alla stregua di tanti altri prodotti alimentari, al riparo della luce e in luogo fresco e asciutto, raccomandazione che vale tanto per il produttore quanto per commercianti e consumatori finali”.
Intervista a Marinella Vito, Direttore ARPAC
A livello regionale con quali strumenti e periodicità l’Arpac controlla la qualità delle acque minerali e, insieme, i’efficienza del sistema degli acquedotti?
“Sia per le acque minerali che per le acque potabili Arpac, ai sensi della normativa vigente, effettua solo le determinazioni analitiche su richiesta delle ASL competenti.
Per quanto riguarda le acque minerali imbottigliate, l’ARPAC, quale organo tecnico-scientifico della Regione, assicura il controllo analitico sui campioni prelevati dai Dipartimenti di prevenzione delle AASSLL territorialmente competenti, le quali effettuano i campionamenti in base al programma stabilito annualmente dall’apposito Piano Regionale.
Le analisi verificano la conformità a quanto indicato in etichetta ed eventuali superamenti dei limiti indicati dalla normativa di riferimento (D. Lgs. n. 176/2011 e D.M. 10 febbraio 2015). Anche per quanto riguarda le acque di rete i controlli ufficiali relativi alla idoneità dell’acqua rientrano nelle competenze dei Dipartimenti di prevenzione delle AASSLL. L’Arpac assicura il controllo analitico esterno, ai sensi del D. Lgs. 31/2001 e smi e del D. Lgs. 28/2016, su specifica richiesta delle AASSLL, che provvedono ad individuare i punti significativi da campionare, a stabilire le frequenze e ad effettuare i campionamenti”.
Intervista a Ettore Fortuna, Vice Presidente Mineracqua
L’Italia è grande consumatrice di acque minerali. La presenza sul mercato, soprattutto estivo, di prodotti da fonti sempre più nuove assicura controlli certi e accurati sulla loro qualità e purezza?
“Le acque minerali naturali per essere commercializzate debbono essere riconosciute dal Ministero della Salute attraverso un complesso iter di valutazione sotto i profili idrogeologico, microbiologico, chimico, chimico-fisico e farmaco-tossicologico.
Quanto ai controlli essi sono di due tipi: pubblici e aziendali (autocontrollo secondo le normative comunitarie). I controlli pubblici spettano agli Organi sanitari (ASL e NAS dei Carabinieri) ed avvengono periodicamente alla sorgente, all’impianto di imbottigliamento, ai depositi nello stabilimento e nella distribuzione, ai punti vendita.
I controlli e le analisi sono periodicamente crescenti in funzione delle quantità prodotte come previsto dalla Legge. L’autocontrollo aziendale, che è lo strumento più efficace in quanto avviene in continuo durante il ciclo di imbottigliamento e nei depositi interni è fatto dalle imprese produttrici sulla scorta di un sistema di HACCP che contempla l’applicazione di procedimenti di piani di prevenzione e controllo dei rischi potenziali; il sistema è depositato e approvato dal Ministero della Salute. Sulla base di questo sistema le imprese svolgono continui controlli e analisi durante il turno di lavoro che si concretizzano in centinaia di migliaia di autocontrolli: alla sorgente, all’impianto di imbottigliamento, sui contenitori, ai depositi presso lo stabilimento di imbottigliamento prima della distribuzione”.
Intervista a Vincenzo Belgiorno, Professore Ordinario Dipartimento Ingegneria Civile, Università degli Studi di Salerno
Lo stato attuale della rete idrica nazionale ci assicura il consumo di acque batteriologicamente pure? Quali le regioni con maggiore criticità?
Le reti di distribuzione sul territorio nazionale presentano situazioni di grave criticità strutturale, particolarmente gravose per quanto attiene il livello di perdite stimato a valori fino al 40%. Ciò nonostante, il requisito di sovrimpressione richiesto da norme e prassi tecnica è tale da far si che in caso di rottura della rete vi sia appunto la fuoriuscita dell’acqua e non l’immissione dall’esterno. Certamente le regioni del Sud sono quelle in cui lo stato degli impianti risulta presentare maggiori necessità di ristrutturazione.
Qual è la differenza tra bere acqua del rubinetto e acqua in bottiglia?
L’etichetta: a cosa dobbiamo fare attenzione nel leggerla?
Purtroppo la normativa italiana consente ai produttori di acque minerali di rappresentare cosa ritengono più opportuno, l’etichetta serve a ben poco.
Cos’è il residuo fisso?
Il residuo fisso è la parte solida dell’acqua, ovvero cosa rimane delle acque quando portate a calcinazione, costituito dai sali minerali presenti nelle acque.
Differenze tra minimante mineralizzate, minerali, oligominerali e ricche di Sali minerali
Le differenze sono proprio riferite alla quantità di sali minerali presenti nelle acque. Sono acque salubri proprio per quello, a qualcuno quei sali possono far bene ad altri no, in funzione delle condizioni di salute.
Ogni quanto sono eseguiti i controlli nei laboratori universitari?
Per quanto ricordi, la qualità deve essere autocertificata una volta all’anno, come prescrizione normativa del D.Lgs, 176/2011.
Quali le differenze tra l’acqua minerale e l’acqua microfiltrata?
Immagino che per acqua microfiltrata si intenda quella erogata da qualche bar o con apparecchi domestici di filtrazione. E’ da evitare questi dispositivi, di fatto, non migliorano la qualità delle acque al rubinetto ma rischiano solo di fungere da ricettacolo di microorganismi se i filtri non sono opportunamente mantenuti.
Per l’acqua paghiamo il prezzo giusto?
Per partecipare all’evento dedicato alla conoscenza dell’acqua che beviamo è richiesta la registrazione. Per registrarsi compilare il seguente modulo, riceverete una e-mail di conferma.
L’evento è terminato. Non è più possibile registrarsi
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