Sapere se il bio conviene

Sapere se il bio conviene

COMUNICATO STAMPA

Il 6 giugno a Napoli il sesto e ultimo incontro di Donne che Sanno, promosso da Fondo Mario e Paola Condorelli e L’Altra Napoli. Esperti a confronto sul bio

 

Sempre più prodotti biologici nel carrello degli italiani

E al Sud è boom di aziende agricole senza pesticidi

il  prof. Lorito (Federico II Napoli): “Modello sostenibile ma attenzione alle bio-bufale”

 

Napoli, 28 maggio 2018 – È boom per le aziende agricole biologiche in Italia. Crescono le superfici coltivate in assenza di pesticidi chimici, così come aumentano gli operatori sul territorio. La crescita è generalizzata lungo tutto lo stivale ma è il Meridione – in particolare  Sicilia, Calabria, Puglia e Campania secondo gli ultimi dati diffusi dal Sistema d’Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica del Ministero delle politiche agricole – a trainare il comparto. Circa 60mila le aziende certificate “bio” in Italia, più della metà (55,8%) sono concentrate al Sud: 3.414 solo in Campania.

Se l’alimentazione biologica sia una buona idea o se sia solo un modo per pagare inutilmente di più prodotti assimilabili a quelli di largo consumo, è un dilemma che assale molte persone che hanno a cuore la propria alimentazione. Possiamo essere davvero sicuri che un prodotto bio, più caro sul mercato sia davvero tale? È giusto acquistarlo e pagarlo di più? E anche se fossimo sicuri che i prodotti siano davvero bio, quanto sarebbero davvero più sani per l’organismo? Insomma, il gioco vale la candela?  Questi interrogativi saranno al centro del sesto e ultimo appuntamento di Donne Che Sanno (www.donnechesanno.it)  ciclo di incontri promosso da “Fondo Mario e Paola Condorelli” (www.fondomarioepaolacondorelli.it) e L’Altra Napoli, con il patrocinio di Regione Campania, Comune di Napoli e Società Napoletana Storia Patria,  che il 4 giugno prossimo riunirà a Napoli (Maschio Angioino, via Vittorio Emanuele III – terzo piano) esperti e tecnici, sul tema “Sapere se il bio conviene. Come esso incide sulla salute, sull’agrosistema, sull’ambiente, sui prezzi”. Interverranno Vincenzo Linarello presidente  di Goel,  il prof. Matteo Lorito, Direttore del Dipartimento di Agraria Università di Napoli Federico II, Rosario Stornaiuolo presidente Federconsumatori Campania. Modererà i lavori la giornalista  Anna Paola Merone. Domande del pubblico e conclusioni affidate a Celeste Condorelli.

Per il prof. Lorito quello dell’agricoltura biologica è un modello sostenibile ma avverte: “Attenzione alle bio-bufale, che è giusto combattere con una corretta informazione ma  è altrettanto giusto dire che consumare cibo bio conviene perché, ad esempio, in fase produttiva riduce l’impatto ambientale, salvaguardando i  servizi ecosistemici che la natura offre gratuitamente all’uomo. Tra questi, la decontaminazione dei residui dell’attività antropica, il riciclo dei nutrienti, l’azione degli impollinatori, il mantenimento della fertilità dei suoli, la purificazione delle acque, la naturale soppressione dei patogeni e delle infestanti. Si è calcolato che su scala nazionale questi servizi valgono oltre 70 miliardi di euro l’anno. L’Italia è il Paese europeo, insieme alla Spagna, maggior produttore di biologico, sia in termini di superficie agricola dedicata che di valore economico del comparto. Quindi chi mangia bio riduce il costo ambientale del cibo che consuma e sostiene una componente dell’economia nazionale con un occhio attento alla sostenibilità”.

Sul prezzo che si paga per il biologico Vincenzo Linarello, presidente di GOEL – Gruppo Cooperativo che lotta contro la ‘ndrangheta in agricoltura, in Calabria e nel resto d’Italia, ritiene che “la sfida è riuscire a provare che non solo l’etica è giusta, ma è anche efficace e conveniente sul mercato. Essa dà utili e profitti, un risultato che, da solo, può delegittimare l’economia mafiosa. GOEL Bio è la prima cooperativa agricola sociale che aggrega aziende che si oppongono alla ‘ndrangheta, che hanno adottato un codice di comportamento etico sulla produzione con metodo biologico e sull’uso esclusivo del lavoro legale sui campi”.

Video sintesi evento 4 giugno 2018


Video Integrale Evento


Intervento di Rosario Stomaiuolo


Intervento di Vincenzo Linarello


Intervento di Matteo Lorito


Elenco completo rassegna

LEGGI

Corriere del Mezzogiorno – Il bio conviene? Confronto al Maschio Angioino

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Ottopagine – Sempre più prodotti biologici nel carrello degli italiani

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Il quotidiano del Sud – Nel Cilento il più grande distretto biologico d’Italia

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biologicoLa differenza sostanziale tra agricoltura biologica e convenzionale consiste nel livello di prodotti di sintesi chimica introdotti nell’agrosistema: nell’agricoltura convenzionale si impiega un notevole quantitativo di concimi e fitosanitari prodotti in laboratorio, quindi da processi industriali (industria chimica, estrattiva, meccanica, ecc.); al contrario, l’agricoltura biologica si fonda sul rispetto dell’agrosistema e dell’ambiente, pur essendo in parte basata sull’ausilio di fitosanitari, che al contrario però, non contengono sostanze di sintesi, ma sostanze di origine organica e naturale.

come è regolamentato questo settore? Di chi ci possiamo fidare e cosa dobbiamo controllare? Il prezzo che paghiamo è corretto?

Mangiare biologico fa davvero bene all’uomo e all’ambiente?

Sul prezzo che si paga sul biologico ne parleremo anche con Vincenzo Linarello, Presidente di Goel – Gruppo Cooperativo che lotta contro la ndrangheta, in Calabria e nel resto d’Italia: la sfida è riuscire a provare che non solo l’etica è giusta, ma funziona meglio. Dà utili e profitti e questo risultato, da solo, può delegittimare l’economia mafiosa. All’incontro interverranno anche il Prof Matteo Lorito Direttore Dipartimento di Agraria Federico II Napoli e Rosario Stornaiuolo, presidente di Federconsumatori Campania. Modererà Anna Paola Merone, giornalista del Corriere del Mezzogiorno e del Corriere della Sera.

Chi sceglie di mangiare biologico?

mangiare biologicoOtto italiani su 10 – secondo i dati di Nomisma – consumano bio. Chi sceglie il biologico lo fa per motivi di salute, perché risponde alle crescenti esigenze di sicurezza e qualità e, al tempo stesso, di sostenibilità ambientale e tutela della biodiversità.

L’epigenetica studia le modificazioni del DNA che possono essere determinate da fattori ambientali (esposizione a pesticidi o sostanze inquinanti), stile di vita (stress, esercizio fisico) e dieta, “programmando” così lo sviluppo futuro dell’individuo e il suo stato di salute.

Per il benessere di tutta la famiglia, è importante orientarsi verso una dieta il più possibile varia, equilibrata e completa e che preveda cibo tracciabile, frescobiologico.

Gli alimenti biologici, infatti, consentono di controllare l’apporto di xenobiotici, cioè sostanze estranee all’organismo e dannose, come pesticidi, metalli pesanti e solventi.

Ampiamente usati nell’agricoltura convenzionale, i pesticidi sono presenti nell’aria, nei terreni, e nelle falde acquifere e ci espongono costantemente a piccole quantità di residui tossici, aumentando il rischio di tumori, patologie tiroidee, malattie neuro-degenerative e allergie di vario genere. I più vulnerabili sono i bambini e le donne.

Sempre più “bio” nel carrello: ecco cosa scelgono gli italiani

Secondo uno studio Nomisma, nel 2016 i consumi di frutta e ortaggi freschi in Italia sono cresciuti a volume del 2,2% rispetto al 2015 (oltre 9 milioni di tonnellate vendute in tutti i canali, 152 kg pro capite consumati). All’interno del paniere ortofrutticolo, è però l’ortofrutta biologica a mostrare le migliori performance e a guadagnare un sempre più solido apprezzamento da parte dei consumatori.

I dati Nielsen (a fine marzo 2017) indicano infatti che in Italia le vendite di ortofrutta bio a peso imposto hanno raggiunto 147 milioni di euro nella sola GDO (grande distribuzione ortofrutticola), con un balzo del 28% rispetto all’anno precedente, a fronte di un +9% delle vendite di ortofrutta in generale.

Mangiare bio fa bene alla salute?

mangiare bioPassare a una dieta biologica e priva di prodotti Ogm fa molto bene alla salute. Lo dimostra una recente ricerca statunitense condotta dall’Institute for Responsable Technology su un campione di 3.256 persone che, dopo aver seguito una dieta bio e senza Ogm, hanno visto migliorare in maniera significativa i propri problemi di salute, in 28 diverse malattie. Addirittura risolvendoli in alcuni casi.

Tra questi  – in maniera più spiccata – sono migliorati:

  • i problemi digestivi (è accaduto nel 85% dei casi);
  • le problematiche legate all’affaticamento (6 casi su 10)
  • i problemi di sovrappeso (54%)
  • i problemi di allergia o sensibilizzazione (50%)
  • problemi di concentrazione (48%)
  • problemi di insonnia (1 su 3)
  • problemi cardiovascolari e di ipertensione
  • problemi ormonali e dermatologici.

Stupefacente il dato riferito ai problemi dell’apparato gastrointestinale: del tutto risolti dopo aver seguito la dieta bio dal 16% delle persone monitorate, quasi risolti da un altro 22% . In pratica 4 persone su 10. La spiegazione  – secondo gli studiosi – sta in alcuni fatti: prima di tutto il processo di modificazione genetica degli Ogm non è del tutto prevedibile e può introdurre allergeni, tossine e antinutrienti. Inoltre, gli Ogm – proprio perché progettati per essere resistenti  – contengono residui di pesticidi in quantità elevate,  sostanze sotto accusa nello sviluppo di molte patologie.

Boom del biologico in Italia

Boom del biologico in Italia, con un incremento del 20% delle superfici coltivate e degli operatori. Secondo le elaborazioni effettuate dal Sinab  – il Sistema d’Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica per il Ministero delle Politiche Agricole, Alimetari e Forestali – le superfici coltivate con metodo biologico in Italia nel 2016 hanno raggiunto quota 1.795.650, rispetto agli 1,5 milioni del 2015.

In termini assoluti, nell’ultimo anno, sono stati convertiti al biologico oltre 300 mila ettari. Crescono anche gli operatori che salgono a 72.154 (+20,3%). Tra le colture con maggiore incremento ci sono gli ortaggi (+48,9%), cereali (+32,6%), vite (+23,8%) e olivo (+23,7%). Il 60% dei consumatori italiani acquista prodotti “bio”. L’Italia è al secondo posto in Europa e al quinto nel mondo per superficie biologica. Per quanto riguarda la distribuzione regionale delle superfici biologiche, la maggiore estensione è registrata in Sicilia con 363.639 ettari, cui seguono la Puglia con 255.831 ettari e la Calabria con 204.428 ettari.

 I numeri  del biologico nel mondo

Il bio è un settore in crescita costante. I numeri del 2015, per esempio, mostrano certificano l’ottimo stato di salute del settore in tutto il mondo: il mercato vale più di 80 miliardi a livello globale, con 50,9 milioni di ettari di terre coltivate (in crescita del 14,7% rispetto al 2014) e 2,4 milioni di operatori (+7,2% rispetto al 2014).

Che cosa è l’agricoltura biologica?

L’agricoltura biologica è un metodo di produzione che mira essenzialmente: a custodire la fertilità del terreno a lungo termine, riciclando i rifiuti di origine vegetale e animale (concimi organici) al fine di restituire gli elementi nutritivi alla terra, riducendo in tal modo il più possibile l’utilizzo di risorse non rinnovabili; ad aumentare la diversità biologica; a lavorare con i sistemi naturali piuttosto che cercare di dominarli; a coltivare senza impiego di prodotti chimici di sintesi e di OGM (organismi geneticamente modificati); ad annullare o ridurre nei minimi del possibile ogni forma di inquinamento dell’agroecosistema e delle risorse idriche; a un maggior rispetto degli animali allevati perseguendo, come obiettivo principale il loro benessere; a manipolare i prodotti agricoli, con particolare attenzione ai metodi di trasformazione, allo scopo di mantenere l’integrità biologica e le qualità essenziali del prodotto in tutte le varie fasi.

L’Italia è tra i primi produttori al mondo di agrumi, olive, frutta (uva, ciliegie, pere, prugne, mele, melacotogne e albicocche), cereali e ortaggi biologici, e gli italiani sembrano amarli particolarmente, visto che solo nei primi cinque mesi del 2014, nelle famiglie italiane i consumi di prodotti biologici confezionati nella grande distribuzione sono aumentati del 17% in valore rispetto ai primi cinque mesi del 2013, mentre la spesa agroalimentare complessiva subiva una sensibile diminuzione (-1,4%). Si moltiplicano anche i tentativi di rendere biologici i cibi della nostra tradizione: un altro ente di ricerca, il Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) nella sede di Sassari, ha avviato un progetto per produrre pasta tradizionale della Sardegna in versione Bio.

Cibi biologici e zootecnia

Per quanto riguarda la zootecnia, il metodo di produzione biologico si basa sul principio di uno stretto legame tra animali e superfici agricole. La necessità di questo legame prevede quindi che gli animali abbiano accesso ad ampie aree di pascolo all’aperto e che l’alimentazione che viene loro fornita sia non solo biologica ma preferibilmente ottenuta in buona parte nell’azienda stessa.

Questo aspetto dell’agricoltura biologica è peraltro dettagliatamente disciplinato da una serie di disposizioni. Gli obiettivi del biologico restano gli stessi, sia parlando di produzioni vegetali che animali. Si privilegia: l’adozione di pratiche razionali per il rispetto dell’ambiente, l’occupazione armoniosa dello spazio rurale, il rispetto del benessere degli animali e la produzione di prodotti agricoli di alta qualità.

L’agricoltura biologica permette ai consumatori di scegliere alimenti, che oltre ad avere la prerogativa di essere privi di residui di sostanze di sintesi, hanno anche un alto “valore etico-sociale”. Il biologico, per le peculiarità sopradescritte, ha contribuito a rinsaldare quel legame fisiologico tra la terra e l’uomo che sembrava smarrito e sopraffatto dalla frenesia del quotidiano. L’agricoltura biologica è l’unica forma di agricoltura a disporre di uno specifico quadro normativo a livello nazionale e comunitario.

Il bio protegge l’agrosistema

Biologico, naturale, organico, sono tanti gli aggettivi che vengono utilizzati per qualificare ciò che mangiamo. Termini che ormai sono entrati nel gergo comune, che danno l’idea di un cibo buono e sano per il nostro metabolismo.

Ma è veramente così?

Biologico vuol dire sempre salutare?

E cosa scatta nella mente quando leggiamo un’etichetta con scritto “da agricoltura biologica”?

Prima di tutto e questo parrebbe una cosa ovvia a tutti – in agricoltura biologica è escluso l’impiego di prodotti chimici di sintesi -. Sono quindi ammessi esclusivamente concimi, diserbanti, insetticidi e anticrittogamici utilizzati per la concimazione dei terreni, per la lotta alle infestanti, ai parassiti ed alle malattie delle piante di origine naturale (vegetale, animale o minerale) previsti in appositi elenchi autorizzati dal MIPAAF (Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali) e recanti in etichetta la dicitura “consentito in agricoltura biologica”.

Il punto di forza dell’agricoltura biologica è (o dovrebbe essere) la qualità intrinseca dell’alimento stesso e non la resa ad ettaro ricercata a tutti i costi; un metodo di coltivazione che – attraverso la rotazione delle colture, l’utilizzo di sostanza organica, le ridotte lavorazioni – si integra nei processi naturali in modo ecocompatibile rispettando l’agrosistema, la salute degli agricoltori e quella dei consumatori. Negli alimenti da agricoltura biologica, per legge non sono ammessi Ogm.

Luci e ombre sui controlli

La questione dei controlli è tuttora molto aperta. Varie lacune da parte degli enti certificatori si sono verificate ultimamente. Infatti, diverse indagini giudiziarie e inchieste giornalistiche hanno fatto luce su una serie di truffe relative a gravi falsificazioni nel mondo del bio: grano avvelenato spacciato per biologico, aziende biologiche che vendevano frutta e verdura convenzionale reperita altrove. Tutto ciò ha in parte scalfito la fiducia nel comparto ed ha innescato ulteriormente il dibattito sull’opportunità o meno di optare per un’alimentazione biologica. Il vero problema è la normativa sul biologico: riguarda i rapporti tra OdC (ente controllore e certificatore) e azienda agricola (controllato). Ebbene, l’azienda sceglie e paga, in assoluta autonomia, l’OdC che più gli aggrada (attualmente in Italia sono 14). L’agricoltore può decidere di cambiare e sostituire l’ente certificatore in qualunque momento del ciclo produttivo. Enorme il conflitto d’interesse che può scaturire da un sistema così regolato.

Dall’Italia maggiore export di bio nel mondo 

Il metodo di coltivare la terra in armonia con l’ambiente, senza l’uso di pesticidi o fertilizzanti chimici o di sintesi  è un volano per l’economia italiana.  Secondo l’AIAB (Agenzia internazionale agricoltura biologica), l’Italia è il maggior paese esportatore di biologico nel mondo con circa 1 miliardo e 300 milioni di fatturato, soprattutto in direzione del Giappone, degli Usa e della Scandinavia. L’agricoltura biodinamica vale ben 3 miliardi e seicento milioni di euro, dà lavoro a 55 mila persone e occupa più dell’11% delle terre coltivate. Il numero delle aziende italiane “bio” è stimato in 4.500.

Perché il bio costa più del convenzionale

Come dimostrano diversi studi empirici, il prezzo dei prodotti biologici non è assolutamente comparabile con quello dei prodotti convenzionali. Un’ indagine del Sole 24 Ore ha documentato che  “mediamente i prodotti alimentari bio hanno prezzi superiori rispetto a quelli convenzionali del 20-30%: Pesano le peculiarità della filiera e dei costi di imballaggio. Per esempio, l’ortofrutta ha prezzi superiori del 15-20% perché dipende molto dalla stagionalità e dall’andamento climatico. A volte i prodotti biologici, come le marmellate, hanno prezzi inferiori alle grandi marche. Anche il latte bio ha prezzi superiori del 20-30 per cento. Diverso il discorso per uova e carni: i prezzi possono arrivare anche al doppio. E il motivo è semplice: l’allevamento delle galline è realizzato in grandi spazi (razzolano in almeno quattro metri quadrati) e con una alimentazione completamente diversa”.

Lombardia ed Emilia Romagna leader nel bio

A fine 2017, diverse centinaia le aziende agricole hanno deciso di passare dal metodo convenzionale a quello biologico. In Lombardia, ad esempio, le richieste di iscrizione all’albo degli operatori biologici sono aumentate del 20%. E così in altre Regioni d’Italia, come l’Emilia-Romagna. Il motivo? Sicuramente la crisi dei prezzi di certi prodotti, in particolare cereali e soia. Le produzioni biologiche, per contro, vedono una crescente domanda da parte del mercato e quindi il conseguente incremento delle quotazioni mercantili. Basti pensare che, sulla piazza di Milano, oggi il frumento tenero bio vale il 109% più di quello prodotto in modo tradizionale, quello duro il 50% in più, la soia addirittura oltre il doppio del prodotto convenzionale e il mais ben l’85% in più.

L’evento è terminato. Non è più possibile registrarsi.

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By | 2020-02-24T17:15:48+00:00 maggio 16th, 2018|Categories: Donne che sanno 2018|Tags: , |0 Comments

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